Incontriamo Ketty Agnesani, che ci mostra la danza di un pennino, caricato con inchiostro e condotto dal suo polso sapiente, per dar vita a caratteri armoniosi ed equilibrati, carichi di significato.
In un mondo che va di fretta e che ormai scrive a mano pochissimo, parlare di calligrafia sembra un argomento obsoleto.
In realtà è un’arte fatta di concentrazione e consapevolezza e ha un valore ancora più importante proprio perché ormai tutti scriviamo praticamente ormai solo mediante una testiera.
Un calligrafo deve investire moltissimo tempo e lavoro per coltivare le proprie qualità interiori e trasmetterle sotto forma di pennellate, il cui obiettivo non è raggiungere la perfezione della forma, ma piuttosto fissare un momento. Infatti la calligrafia determina il tono di voce delle parole scritte, accentuando il significato di quanto si sta scrivendo.
“Mi piace pensare a ogni opera come un pezzo unico – ci racconta – che comunichi, con le imperfezioni e le particolarità di un prodotto fatto a mano, stati d’animo ed emozioni. Ciascun cliente (aziende, privati, famiglie) usa le mie competenze per raccontare qualcosa di sé. Al di là dell’armonia definita già nel nome (dal greco “kallos” e “graphe”, ovvero “bella scrittura”) cerco di capire le persone che vengono in bottega e tradurre in segni le loro emozioni.
Per esempio, ogni albero genealogico che creiamo è originale nella sua impostazione, nello stile e nella grafica, pensato e realizzato esclusivamente per la famiglia che lo ha commissionato.
Ketty Agnesani è emiliana di nascita, ma milanese di adozione. Dopo 20 anni nel mondo della comunicazione, ha deciso di dedicarsi alla sua passione in modo professionale.
Apre la bottega nel 2007 lungo il naviglio Martesana, in un ex convento del 1600; un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, non passano le macchine e si sentono i passi dei pedoni o le pedalate delle bici.
Perché ha aperto la sua bottega a Gorla?
Abito qui da oltre 40 anni, e quando ho avviato la mia attività in proprio, è stato naturale rimanere nel quartiere che tanto amo e ben conosco.
Che rapporto ha con il quartiere?
Da quasi 18 anni sono “un punto di riferimento” per le persone che passano sulla Martesana, non tanto per i loro acquisti, quanto per il piacere che – mi dicono – provano nel fermarsi a guardare la bottega, col suo sapore d’antan e autentico.
Per me, Gorla non è solo il mio quartiere, è il mio paese, e in effetti faccio una vita molto “di paese”, cerco di fare in zona tutti gli acquisti di cui ho bisogno e di mantenere viva l’economia locale. Mi viene da piangere ogni volta che vedo un negozio chiudere, perché vuol dire che tutti abbiamo perso.
Progetti futuri?
Resistere.