Sono nato a Milano, in Barona nel ’91 e a 12 anni mi sono trasferito al Corvetto con la famiglia. Oggi vivo in una casa popolare occupata abusivamente.

La ma rabbia di adolescente mi ha portato a compiere piccoli reati come risse, spaccio. Quando sei un ragazzino non è facile vivere in periferia, mi sentivo arrabbiato col mondo, e pensavo mi dovesse qualcosa, cercavo un risarcimento alla mia sofferenza.

Non ho avuto una vita facile e fin da subito ho trovato nella musica un canale per sfogarmi e raccontarmi.

Successivamente, mi sono iscritto a un’accademia di teatro, una passione che coltivo tutt’ora. Infatti, oggi cerco di dedicarmi principalmente al cinema e tra pochi mesi uscirò in una nuova serie tv Sky Blocco 181.

Oggi c’è poca comunicazione con i ragazzi più giovani del quartiere e, in generale tra le varie generazioni. I valori sono cambiati e così lo stile vivere e di fare musica. 

Provo un sentimento di amore e odio per il quartiere e per questo in un futuro non mi vedo al Corvetto. Inoltre, recentemente, con le varie opere di riqualificazione, la zona sembra sistemata (per esempio con piazze, attraversamenti, arredi urbani e semafori nuovi), ma questi “abbellimenti” sono solo un piano per allontanare i più poveri, per creare un quartiere “per bene”.

Durante la mia adolescenza nessuna istituzione si è attivata in quartiere per aiutare le fasce più fragili, con aiuti concreti.

Vede un futuro migliore per il Corvetto, ma non per i suoi abitanti storici.

Tutte le opere di riqualificazione avranno come effetto vengono quello di cacciare le persone più deboli.

Complessivamente, Cisky osserva con uno sguardo molto critico i cambiamenti che hanno interessato il quartiere, nota che il tessuto sociale del quartiere sia cambiato negli anni, ma che ci sia molta lontananza e poca comunicazione tra le varie generazioni.

Intervista a cura di Alessandro Bertapelle e Beatrice Zantomasi