Dervos la quercia

AIM Associazione Interessi Metropolitani • 18 febbraio 2025

Intervista a Lisa Gelli art Director, illustratrice e muralista. L'artista fiorentina realizza le sue opere di street art, entrando in contatto con il quartiere, raccogliendo le storie e creandone una sintesi poetica e ricca di colore.

Dergano è un quartierte arricchito da molte opere di street art. In via Ciaia spiccano i volti dei due giovani partigiani fucilati a Milano nel 1944. Intorno alle associazioni che fanno capo all'Amico Charly l'artista Gio Pistone ha reinventato un alfabeto figurativo e coloratissimo. In via Cosenz, l'artista Sorte dipinge un omaggio a tutti gli operai che si sono fatti da sé, per citarne solo alcuni.
Per questo abbiamo desiderato dare spazio a Lisa Gelli, autrice del murale titolato proprio al quartiere Dergano.

Ci può descrivere una breve sintesi della sua ricerca artistica?

Sono un'artista visiva con base a Firenze. Lavoro principalmente come illustratrice, muralista e art director, collaboro con agenzie di comunicazione, case editrici, compagnie teatrali, aziende di design. Faccio parte del collettivo di illustrazione Le Vanvere e, insieme ad altri artisti, dal 2014 organizzo
Ratatà, il festival di fumetto, disegno, illustrazione, editoria indipendente.
Le mie opere murali si configurano come un percorso da intraprendere attraverso il dialogo e l’ascolto reciproco, mi lascio influenzare dal contesto e dal vissuto del luogo in cui dipingo. Prima di iniziare la pittura sul muro, faccio una ricerca mirata sul territorio e su eventuali temi da affrontare, attraverso interviste o laboratori, osservando e traducendo ciò che esiste in un'immagine che per me è la sintesi dell'intero processo creativo.

Come nasce il murale a Dergano?
Il disegno è la sintesi dei tanti elementi che hanno costruito negli anni l'identità del quartiere, nonchè frutto dell'ascolto delle interviste realizzate da
Bepart e Amico Charly in cui gli abitanti del quartiere raccontavano la loro attività e la loro esperienza nel territorio.
Il quartiere è rappresentato dal simbolo della ghianda perché abbiamo scoperto da varie ricerche che la parola “Dergano” abbia origine dalla parola celtica Dervos che significa quercia. Pare infatti che i primi insediamenti fossero di popolazioni celtiche, che si sono fermate a Dergano perché avevano trovato un bosco di querce in cui costruire la propria comunità.
Il “paniere” in cui siede la figura femminile trae spunto dai racconti della pandemia, quando le ceste contenenti generi di conforto scendevano dai balconi, rafforzando la solidarietà e il senso di comunità.
Le texture sono liberamente ispirate ai capi di Molce Atelier, la sartoria terapeutica per donne vittime di violenza che aveva sede nel quartiere e alle creazioni di
Stephanie Schenck, designer tessile il cui atelier è presente nel quartiere.
Dai foulard di Stephanie e dalle interviste realizzate da Amico Charly deriva anche la scelta della palette cromatica.

Che rapporto ha con il quartiere?
Ho avuto modo di conoscere il quartiere quando sono stata a dipingere, dopo averlo conosciuto attraverso i racconti degli abitanti. Sono tornata saltuariamente in visita durante alcuni eventi organizzati da Rob de Matt.

Cosa pensa del proliferare di murales a Dergano?
Non ho avuto modo di vedere le ultime pitture, ma quelle che ho visto mi hanno dato l'idea di interventi studiati, atti a valorizzare gli spazi del quartiere.

Qualche sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe continuare la mia ricerca artistica in luoghi sempre diversi, magari oltre i confini nazionali.


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Proponiamo il punto di vista di Gru Architetti, studio di architettura e urbanistica di Dergano, che opera in diversi ambiti della progettazione, concepita come pratica multidisciplinare e multiscalare, perseguendo i princìpi della sostenibilità in tutte le sue declinazioni.
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